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RE-EVOLUZIONE UMANA


Come vivere le 4 aree base dell’essere umano esistenziale-fisica-emozionale-cognitiva
in modo performante.


Andrea Ghedina, l’autore, ha vissuto un’esperienza di pre-morte che ha cambiato per sempre la sua percezione dell’esistenza. Era il 1997. Quel giorno ebbe la precisa percezione che in breve tempo sarebbe morto, se la sua vita non avesse cambiato direzione in modo importante. Da allora, grazie al suo cammino personale e alla condivisione delle esperienze dirette e presenti in letteratura, ha trasformato il suo modo di vivere molte volte. Laureato in osteopatia in Germania, lavora come osteopata, occupandosi In particolare di ritmi bio-oscillatori e di come utilizzare differenti approcci palpatori ritmici a fini terapeutici. In quel lontano 1997, quando ebbe la buona sorte di vedersi morto in una visione lucida, senza morire, iniziò il viaggio per una ricerca di consapevolezza, che lo ha portato oggi a scrivere una parte del suo percorso, ma soprattutto le soluzioni che questa via ha reso oggi disponibili a tutti.

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IL MAESTRO



>Il maestro è un antieroe. È colui che insegna attraverso la rottura degli schemi abituali, politicamente poco corretto e vive oltre i consueti schemi categoriali.

Un detto buddista zen dice: «Se incontri il Budda per strada…uccidilo!».

Linji Yixuan, in giapponese: Rinzai Gigen fu un monaco buddhista cinese. «Seguaci della Via, se volete percepire il Dharma nella realtà, semplicemente non vi fate ingannare dalle opinioni illusorie degli altri. Qualsiasi cosa incontriate, sia all’interno o all’esterno, “uccidetela” immediatamente: incontrando un buddha uccidete il buddha, incontrando un patriarca uccidete il patriarca, incontrando un arhat uccidete l’arhat, incontrando i vostri genitori uccidete i vostri genitori, incontrando un vostro parente uccidete il vostro parente, e raggiungerete l’emancipazione. Non attaccandovi alle cose le attraversate liberamente». (1)

Per questo maestro vale un detto simile rivolto all’allievo: «Se incontri una persona che ti prende per un maestro, uccidila!».

Uccidi con le parole il suo senso di sicurezza in ciò che conosce, uccidila attraverso nuovi orizzonti emergenti da quello che sa già, uccidila con il silenzio, con le pause adatte, con la saggezza di chi non ha più da perdere un ruolo giacché sei già morto molte volte e non te ne sei dimenticato.

Questo il detto arrangiato. Il maestro che nasce in queste pagine non corre il rischio di indottrinare nessuno. Adora essere conservatore e rivoluzionario al contempo. È un ossimoro esistenziale. Ama la musica, ma non sempre, si incazza abbastanza di frequente e allo stesso tempo ha la risata facile, che per intenderci, non è meglio di quando si arrabbia. Il suo compito e la sua vita letteraria sono funzionali alla comprensione profonda, per cui spesso si esprime a metafore ed altrettanto abbassa dei fendenti diretti attraverso frasi asciutte e senza via di fraintendimento.

Oggi siamo in un mondo in cui il cosiddetto “politicamente corretto” è diventato abusato e spesso sinonimo di ipocrisia e di incapacità di chiamare le cose come stanno. La necessità di rinominare con aggettivi non lesivi la pubblica sensibilità ha sfiorato un non senso altrettanto comune. Così un diversamente abile non è più identificabile con l’oggetto della sua disabilità, ma altrettanto non è identificabile nel suo diverso modo di presentare abilità. Come dire che un diversamente giovane, cioè una persona grande di età, identifica una categoria laterale alla giovinezza ma non precisa quale sia e che peculiarità abbia. In questo modo, con il tentativo di non urtare la altrui sensibilità, si sono creati una serie di vocaboli poco utili e per lo più non identificativi.

Così il maestro nasce per entrare un po’ nel vivo delle questioni, con meno filtri ed un po’ di incisività in più. Nasce come processo di crescita personale attraverso il vivere, fino a quando non c’è più differenza tra te stesso come personalità e lui, voce profonda. Così che questo sdoppiamento esistenziale della coscienza diviene ad un certo punto nuovamente uno, in cui tu, con le tue esperienze vissute in questa vita divieni uno con percezioni più dilatate, che Jung potrebbe chiamare inconscio collettivo, altri memorie transgenerazionali, altri ancora memorie di altre esistenze. Comunque tu la voglia mettere, a seconda della tua tendenza culturale ed esistenziale, il maestro è il Caronte di memoria dantesca, verso altri mondi percettivi, al tuo servizio: ora ed oggi

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